Se nel 2003 il 50% più povero della popolazione deteneva il 14% della ricchezza nazionale, oggi ne detiene solo l’ 8%. Nello stesso periodo la quota di ricchezza nazionale detenuta dal 10% più ricco è invece cresciuta di 7 punti percentuali, passandro dal 47% al 54%.
“La lotta di classe c’è e l’abbiamo vinta noi” (Warren Buffett, miliardario americano)
Oggi la mentalità individualistica ha ridotto la capacità collettiva di opporsi alle diseguaglianze mentre i processi di individualizzazione sociale, ovvero l’indebolimento delle identità collettive, dei corpi intermedi e dei sindacati a favore dei processi di precarizzazione e frammentazione del mercato del lavoro, lasciano gli individui soli e impotenti (…)
La politica da tempo ha rinunciato a porsi a servizio del bene comune. Il potere economico e finanziario l’ha soggiogata, condizionandone le decisioni. La politica ha fatto scelte a favore delle diseguaglianze (…)
Questi ultimi 30 anni hanno tentato di mercificare il welfare -la sanità, in parte la scuola, l’assistenza sociale e così via- ma il welfare cos’è se non il tentativo di de-mercificare servizi e beni che sono costitutivi del benessere e della dignità delle persone e, in quanto tali, da sottrarre alla logica del mercato?
Questa lotta deve essere fatta insieme se veramente vogliamo cambiare le cose e dare un senso più alto al nostro lavoro di professionisti, di attivisti, di volontari che ogni giorno si confrontano con il dolore, il disagio, la sofferenza di tante persone e si accorgono di non avere le risorse e gli strumenti che sarebbero necessari (…)
E quando ci dicono “belle parole ma ci sono i paletti economici, prioritario pareggiare il bilancio”, rispondiamo con una citazione di Giorgio La Pira che disse: “Il pareggio di bilancio non conta se non sono in pareggio le vite delle persone“. E oggi le vite delle persone sono immerse in una disparità drammatica.
(da un’intervista a Giulio Marcon sul numero 375 (n.7 / 2024) di Animazione Sociale