CoRPi caRIchi di ParOle e STimoli

Non c’è generazione che sia stata sottoposta a così tanti stimoli, parole, immagini e rumori di fondo come quella presente: quelli che abbiamo di fronte sono adolescenti che soffrono perché vittime di saturazione. Sono bulimici di informazioni, sferzati da flussi di dati che li attraversano in quantità molto maggiore di quanto siano in grado di rielaborare. Sono saturi della rete, della pubblicità, di You Tube, dei social, di Netflix, di piattaforme digitali progettate per generare dipendenza, per consumi-abbuffata (binge watching) che tolgono il sonno, la lucidità, che si insinuano in ogni secondo di tempo libero, che negano qualsiasi possibilità di stare nel vuoto. Sono saturi di ondate informazionali che difficilmente lasciano il tempo per produrre esperienza significativa.

Ci appaiono però anche saturi dei consigli, delle proposte, dei giudizi degli adulti. Sono bersaglio dei continui discorsi, suggerimenti, attenzioni, preoccupazioni di genitori, educatori, psicologi, insegnanti di sostegno. Al fine di mantenere una propria ecologia del corpo-mente hanno sviluppato strategie per rendersi impermiabili a tutte queste parole, “farsele scivolare addosso”, mostrarsi esteriormente attenti, capaci di dire “sì” al momento giusto, ma con la mente altrove.

Alcuni di loro sono anche saturi di stimoli di apprendimento extra-scolastico: hanno frequentato corsi di calcio, di musica, di danza, sono stati sottoposti a esperienze di ogni genere, utili alla crescita ma senza tregua, e sono spesso ancora carichi di pressione prestazionale. Tanti ancora sono saturi del “troppo” dell’ambiente consumistico in cui sono cresciuti.

(…) Quello in cui viviamo è forse il periodo storico che registra l’apice dell’indebolimento del legame sociale, una società in cui l’individualismo è il valore principale. Ognuno è chiamato a pensare a sé, a essere imprenditore di se stesso, a investire al meglio nella sua vita, auto-promuoversi, fare di se stesso un “brand vincente”. In questo paradigma l’altro è principalmente relegato a pubblico, specchio di Narciso, incaricato di confermare il valore del singolo. A volte può essere utile per raggiungere determinati obiettivi personali, in tutti gli altri casi è un competitor. Le ragazze e i ragazzi che incontriamo hanno spesso paura dell’altro, della sua differenza, della sua alterità, ma ne hanno anche un grande bisogno. Hanno un forte desiderio di cambiamento sociale e politico ma sono completamente disillusi che si possano ancora creare “alleanze di corpi”, cooperare per cambiare le cose.

(…) La consapevolezza che abbiamo sviluppato è che per prenderci cura della sofferenza delle/degli adolescenti occorra allestire ambienti radicalmente alternativi alla narrazione diffusa, anche se -muovendosi controcorrente- ciò può significare porsi in una posizione scomoda. Si tratta di allestire e difendere luoghi che non solo portino beneficio ai giovani ma che possano rivelarsi micro-laboratori per sperimentare una società differente con nuove modalità di relazionarsi e nuove narrazioni.

Proporre una risposta educativa alla sofferenza delle nuove generazioni r-esistendo insieme a loro e contribuendo a immaginare nuove realtà possibili.

Davide Fant in R-ESISTERE ADOLESCENTI (Supplemento al n. 374/2024 di Animazione Sociale)

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