In principio, si dice, c’era la parola. Senza parole, non siamo noi, umani, persone, esseri terrestri materiali e anche immateriali, perché siamo fatti di corpi fisici e di impalpabili pensieri, di sogni evanescenti, ricordi frammentati, desideri irrealizzabili o realizzati, immaginazione. E questo corpo invisibile ci guida, per consapevolezza o intuizione, ci distingue formando la persona che pensa e agisce, e soprattutto sente, prova sentimenti che sanno tradurre l’invisibile in azione concreta, in gesti e atti che ci uniscono e ci accomunano, noi esseri sparsi in tutto il mondo, noi che dalla parola abbiamo creato le parole e le lingue, il linguaggio e i linguaggi. Se in principio c’era la parola, noi questa radice abbiamo saputo accrescerla, moltiplicarla, diffonderla e farla fiorire in tutto il pianeta con stupefacenti varianti, disseminandone la capacità di trasportare l’invisibile, i pensieri e i sentimenti, e comunicarlo. Abbiamo coltivato questa meravigliosa pianta della parola e ne abbiamo realizzato fiori e frutti meravigliosi, abbiamo creato la letteratura e abbiamo affidato alle parole tutto il nostro sapere e la nostra esperienza, la nostra memoria, la nostra vita. Abbiamo inventato e continueremo a inventare storie, che ci permettono di comprenderci e immedesimarci uno nell’altro, di condividere percorsi ed esperienze. Per quanto siano storie differenti narrate in lingue sconosciute, noi in esse ci rispecchiamo, ci riconosciamo, vediamo il riflesso della nostra anima antica, quella radice comune che è la parola per la quale noi, unici e diversi, siamo umani.
Paola Zannoner, scrittrice