Roberto Menichetti, tecnico di immigrazione

Sono Roberto, per gli amici anche Bobo. Sono nato a Firenze e cresciuto nell’immediata periferia di Scandicci, con tutte le contraddizioni del contesto periferico, la voglia di sentirsi parte centrale e di essere comunque visibile,  anche forzando un po’ la mano. Sono laureato in Pedagogia con indirizzo psicologico e un master sull’educazione degli adulti. Sposato con una donna di origine tedesca, cercando di esplorare il mondo senza spostarsi, impresa ardua ma non impossibile trovandomi spesso nel centro di Firenze, subito dopo gli studi superiori mi sono cimentato come educatore per dare un contesto adeguato agli inizi dei miei studi di pedagogia presso una ludoteca con bambini difficili, nel cuore della periferia, in uno dei quartieri più vissuti della periferia, Vingone; e già in questo contesto si apre un nuovo orizzonte sul significato di “bambino difficile”, di come ogni esperienza personale riesce a trovare un modo diverso di interpretare le proprie difficoltà e come siano presenti diverse abilità di reazione  che ti insegnano modi diversi di affrontare la vita. Quasi contemporaneamente, in un lavoro nel mercato di San Lorenzo, che ha soddisfatto pienamente la voglia di conoscere il mondo in loco, il lavoro mi ha permesso di rendermi autonomo economicamente e di ampliare in modo soddisfacente la mia sete di conoscenza, soprattutto grazie all’incontro con persone provenienti da varie parti del mondo, ognuno con un sogno ed un progetto diverso, qualcuno attuabile qualcun altro un po’ meno, ma con un ampia possibilità di interpretare eventi e contesti, ognuno da ascoltare, da imparare.

Grazie al contatto quotidiano con il mondo del mercato, e cioè la vita dei cittadini stranieri e la loro voglia di riscatto nella vita, mi sono appassionato alla loro causa; ora lavoro in uffici che curano i casi sull’immigrazione in Italia, aiuto le persone a scoprire la loro strada. Illumino, in poche parole, il loro percorso e, come disse un mio caro “vecchio capo”, seguo la pratica del lampadiere che, camminando innanzi, tiene la pertica rivolta all’indietro, appoggiata sulla spalla, con il lume in cima. Il “lampadiere” vede poco davanti a sé ma consente ai viaggiatori che lo seguono di camminare più sicuri.

Roberto Menichetti, tecnico di immigrazione

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