E’ difficile parlare di biodiversità quando ci si ferma un attimo e si prende coscienza
del fatto che da sempre abbiamo scoperto le diversità, che erano infinite e sempre
in evoluzione, anche se non conoscevamo i termini appropriati.
Fin da giovanissimi abbiamo provato lo stupore quando, sdraiati per terra, si
osservavano le nuvole sospinte dal vento e noi a cercare di individuare velocemente
volti, figure, animali, prima che si trasformassero in qualcos’altro. E poi crescendo
abbiamo veduto certi nostri giudizi impietosi su altre persone infrangersi di fronte a
un loro gesto o azione bellissimi. E anche la violenza della guerra non è riuscita a
toglierci del tutto le vie di uscita: quando c’era il coprifuoco noi ragazzi passavamo
ore la sera tardi a guardare sopra le nostre teste la Via Lattea, così vicina che ci
sembrava di toccarla e era come ci dicesse: tranquilli, me non possono spengermi –
uno spettacolo che ci è rimasto negli occhi e nel cuore – e ci dividevamo il cielo per
contare le stelle nello spazio assegnatoci.
Probabilmente questi ricordi non hanno molto a che vedere con le riflessioni e gli
interrogativi che ci poniamo oggi, di fronte alla soppressione sistematica di intere
popolazioni, al respingimento di esseri umani che per terra o per mare vanno in
cerca di vita …Eppure ogni popolo – non solo quello italiano che lo ha dichiarato
nella sua Costituzione – è sovrano, cioè garante della dignità e dei diritti di tutti.
Forse potremmo investire energie e sogni e dirci che l’altro – chiunque altro ,
ciascuno di noi– è compagno di strada, ha ricchezze da condividere o da recuperare,
ricordarci sempre che anche chi sta distruggendo la propria vita ha bisogno di
avvertire l’affetto e la fiducia di qualcuno per recuperare un po’ di stima di sé.
Ogni nostro “ sì, ma…” è meschino e offende coloro che su principi come questi
hanno impostato la vita.
Stefania Leda Baldini, suora